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lunedì 2 luglio 2012

Osteria numero 20. È il momento di “Denti”.


Se quelle lingue scostumate e dispettose che insistono a battere sempre dove il dente duole incontrassero i denti di Dawn, la protagonista del bellissimo film di cui sto per parlarvi, la smetterebbero subito di fare le bulle. Cos’hanno di particolare i denti nella sua bocca? Assolutamente nulla. In compenso provate a buttare un occhio su quelli della sua patata. Si, perché come tutte le ragazze, anche Dawn ha un fiore tra le gambe, purtroppo però è carnivoro. La cosa drammatica infatti, è che quel fiore lo vorrebbero cogliere in molti, perché la nostra protagonista è figa. Immaginate di avere il potenziale per trombare chiunque, ma di non poterlo fare. Voi che fareste? Ecco, Dawn risolve diventando attivista per la castità. E qui è il primo colpo di genio. Perchè visto che lei non può scopare, si impegna per convincere gli altri che trombare è una merda, e lo fa pure bene! Un genio. Certo, poco dopo mi fa rimangiare tutto mentre parla con Tobey, altro attivista della castità: Tobey – che non potrebbe manifestare maggiormente il desiderio di farsi Dawn nemmeno se andasse in giro nudo e in piena erezione, visto che il buco al centro della sua iride non è una pupilla, ma una fessa – le confessa che in realtà lo ha fatto una volta. Lei lo consola dicendogli che ora è più forte, e che l’errore gli è servito perché ha toccato il pericolo con mano. Dawn, cerbiattino: il coito è il metodo che quella furbona di Madre natura ha scelto per mandare avanti le specie. Siccome però, contrariamente agli amici, non può venire là a dirci “Lo hanno fatto tutte/i, fallo anche tu”, doveva trovare qualcosa che ci spingesse ad agire volontariamente, così ha creato l’orgasmo, che è come aprire il barattolo di Nutella, non riuscirai mai, MAI, a fermarti al primo cucchiaino. Quindi, se tu hai trovato qualcosa che a livello di appagamento può sostituire l’orgasmo, ti prego di illuminarci, perché un sacco di problemi mondiali magari potrebbero venire risolti.
Torniamo ai colpi di genio, tra cui i parallelismi visivi sesso-natura, come  l’inquadratura del tronco con la spaccatura verticale alla base, o come quando Dawn è lì lì per masturbarsi, ma rinuncia per ovvi motivi, e il regista fa partire fuori della sua finestra uno scroscio torrenziale. Adoro le metafore sottili!
Ma ancora. La meravigliosa battuta di Tobey, detta con la disperazione che solo l’astinenza può dare, “È da Pasqua che non mi masturbo!”, che io me lo immagino come Atlante, ma con le palle doloranti al posto della terra.
Questo film ha anche dei natali geniali, visto che il regista è Mitchell Lichtenstein, figlio di Roy, che ogni volta che vede il modo in cui soi disant artisti, pubblicitari, videomaker usano le sue opere, ha dei conati di vomito nella sua bara (servirebbe un horror dove zombie-Lichtenstein e zombie-Warhol pigliano quella gentaglia e la utilizzano come materia prima per fare i colori).
Vi ho detto dell’incesto e della predilezione del fratello di Dawn per un certo tipo di rapporti? Perché se non bastava la vagina dentata e il richiamo alla teoria freudiana dell’ansia da castrazione a farvi capire che questo film è in realtà un trattato sulla psicanalisi, io non so cosa (c’è anche un altro elemento a due terzi del film, che non vi anticipo, che mi porta a scrivere donne vs teorie di Freud sul piacere femminile, 1000 a zero).
Comunque ragazze qui mi rivolgo a voi, difficilmente troverete un horror con un finale che vi farà sognare tanto quanto il più classico dei chick flick. E senza farvi vedere neppure un vestito firmato.

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