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giovedì 8 novembre 2012

C’è un po’ di Bridget in ognuno di noi. Il diario di Bridget Jones.



Che tenerezza, la mia prima dieta. Avevo 15 anni, ed era la Scarsdale, ideata da un cardiologo americano per far perdere 10 chili in due settimane ai suoi pazienti obesi, una di quelle diete squilibrate (le uniche che funzionano. Lo so io e lo sapete voi) che segui a 14 anni (e a 17. 23. 26. 30). Il mio album di ricordi sono le diete: “Com’è stata la tua prima volta?” “Era il mio periodo dieta dissociata!” “E ricordi il primo 30 all’università?” “Sì, ero nella fase minestrone.”. Quando a Renée Zellweger chiedono “Ricordi la tua prima nomination agli Oscar?”, lei risponde “Oh sì, andavo avanti a scatolette di tonno, tacchino e verdure scondite per perdere i 10 chili presi per interpretare Bridget Jones”.
Lasciatemi dire subito che io, una donna che si è sottoposta al calvario di perdere tutto quel peso per ben DUE volte (e per le bassette è più difficile), non solo la ammiro, ma la farei governatrice del globo terracqueo, perché per riuscire ci vuole una tigna che altro che diffondere la pace nel mondo.
La trama è superflua, ma voglio fingere professionalità: un anno nella vita di Bridget, con relativi problemi di alcol, uomini, peso, lavoro. Alcuni si risolvono, altri no (da quando assumere alcol è un problema?).
Siamo tutte Bridget Jones. Tutte abbiamo una madre che ci fa più o meno disperare. Degli amici che ci consolano dai fallimenti a suon di drink e che accolgono con grazia gli orrori che facciamo, incluso cucinare. Tutte lottiamo contro il grasso (il grasso. Quella sostanza che invece di immagazzinarsi nelle tette per la gioia nostra e di chi delle tette usufruisce, va sempre a finire nelle cosce. Le cosce sono come le foto di quando eri adolescente: passi la vita a vergognartene e speri che non le veda nessuno). Tutte ci innamoriamo di uno stronzo per cui sprechiamo tempo ed energie. E facciamo una lista di buoni propositi – che poi non rispetteremo – a capodanno.
Che Dio vi fulmini se non guardate questo film. Possibilmente in inglese. Perché sentire quell’accento upper class che profuma di afternoon tea, prato di università esclusiva e stampa scandalistica, ha un tale effetto sugli ormoni che fa venir voglia di limonare il televisore persino quando trasmettono i documentari su Churchill.
E a proposito di ormoni, spendiamole due parole su Hugh Grant che interpreta sé stesso, ossia la testa di cazzo. Che io me lo immagino il suo agente: “Hugh, ti vogliono per una parte in Bridget Jones.” “Ah, bene, per Darcy?” “No, tu fai l’altro, quello stronzo.” “Perfetto. Fanculo il Metodo per una volta.” Hugh Grant, che figo come in questo film non lo troverete mai. Hugh Grant, che nella scena in cui declama Keats, con la sigaretta che pende dalla bocca e una birra in mano, incarna il mio uomo ideale, ossia un intellettuale alcolizzato e con gli occhi azzurri. Citando Helen Fielding, “I felt like throwing myself after him shouting, 'Shag me! Shag me!'”.
Il Diario di Bridget Jones, il film ma soprattutto il libro, è la trasposizione più riuscita di “Orgoglio e Pregiudizio” che troverete in circolazione: la madre di Bridget, il tradimento dell’amico, il rapporto tra i due protagonisti. Senza contare Darcy e l’attore scelto per interpretarlo, quel Colin Firth per cui, grazie alla sua interpretazione di Mr. Darcy nell’Orgoglio e Pregiudizio targato Bbc, migliaia di suddite di Sua Maestà si sono mastur si sono rilassate con un bel bagno caldo. Se non bastasse, leggete qui:

 e qui, dove in 3 righe cita i miei libri preferiti di sempre:

E leggete pure tutto il resto del libro, chè fate un favore a voi stesse.
In conclusione, quello che questo film ci insegna è che l’unico motivo che può spingere una donna ad accettare placidamente di ingrassare, è sapere che per farlo guadagnerà tanti di quei soldi da potersi permettere tutte le liposuzioni del mondo per tornare in breve tempo esattamente come prima. Quindi, a meno che voi non ne abbiate trovato uno da spennare, il pollo è meglio se continuate a mangiarlo. Bollito e senza pelle, mi raccomando.

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