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martedì 27 novembre 2012

Dolcemente complicate una sega. Eva contro Eva.


Caro Ruggeri, te lo svelo io, Quello che le donne non dicono: che “Fai come vuoi” sta per “Sei morto”; che “Sono ingrassata” non è un’affermazione: è una domanda, e prevede come uniche risposte accettabili “Ma no amore, sei bellissima come sempre / non ti ho mai vista più magra di così / Kate Moss si masturba guardando tue foto in lingerie”; e, ovviamente, che “Sei la donna che ammiro di più al mondo” equivale alla minaccia “Ti ruberò carriera, uomo, amici e pure i vestiti. Bitch”.
Premettiamo: le donne fanno le stronze anche con gli uomini, eh.
Solo che dopo un po' chiunque si stanca di fare il bullo col ciccione che soffre d’asma o giocare a Fifa col nonno miope. Ecco, quando una donna sente il bisogno di confrontarsi con qualcuno alla propria altezza, ciò che ne deriva è "Eva contro Eva".

Forse l’unico caso nella storia del cinema in cui il titolo italiano è migliore dell’originale “All about Eve”. Perché il capolavoro in questione proprio di questo tratta: dello scontro tra due primedonne, due Eve per l’appunto. 

Come dite? Di “Eve” al plurale non c’è traccia nello Zingarelli? Bravi, avete colto il punto. Perché la storia dei due galli nel pollaio è niente: provate a mettere due api regine in un alveare, e poi forse avrete un’idea di cosa significhino i termini “competizione”, “primeggiare” e “spacco bottilia, ammazzo familia”. Due donne, se appena appena dotate di più personalità di una lattuga scondita, possono coesistere nello stesso ambiente solo se mai.

Margo in "Spacco bottilia, ammazzo familia!"
Questa, in sintesi, la morale di “Eva contro Eva”. Morale didascalica per le donne, incomprensibile per gli uomini. Che di fronte a questo cult si dividono in due categorie: quelli che si addormentano dopo tre quarti d’ora di sbadigli e gli esperti di cinema che “uh, Mankiewicz, uh, Bette Davis, uh, i dialoghi” ma poi continuano a stupirsi se la loro ragazza, in presenza di altre donne, alza la gambetta tipo cane e si mette a segnare il territorio. 

Ma torniamo alla trama. C’è Margo Channing che, esattamente come la Bette che la interpreta, è in sintesi una dea: drama queen dentro e fuori dal teatro, venerata dal pubblico e pure dal privato, vive un’esistenza praticamente perfetta. Troppo, per non far gola alla prima sciacquetta che passa. E la prima a passare è appunto Eva: giovane senza arte né parte, che riesce a intrufolarsi in un lampo nella vita di Margo. Come? Usando come piede di porco l’unico punto debole di una donna: l’adulazione. E, con uno sguardo sottomesso qui e un complimento esagerato là, Eva passa dritta dritta dal ruolo di groupie a quello di coinquilina tuttofare del suo idolo. E in effetti, al suo idolo, le farà di tutto: dal rubarle la migliore amica al tentare di sedurle l’uomo. Tutto per ottenere la cosa più preziosa: il ruolo di primadonna sul palcoscenico. 

Se Eva riuscirà nel suo intento, o già lo sapete o non sarò certo io a spifferarvelo. Il punto è un altro: se niente come l’adulazione può ingannare una donna, è anche vero che nulla può gettarla nella disperazione più della giovinezza. Quella altrui, naturalmente. Si, perché alla fine l’unica superiorità di Eva consiste nell’avere qualcosa in meno: 20 anni, per la precisione. Stringi stringi, è questo che rode a Margo: di uomini se ne trovano tanti, di amiche false pure, e alla fine ci sono abbastanza teatri per tutte, a questo mondo. Ma la giovinezza. Quella è proprio una cosa che se tu ce l’hai e io no…meglio che cambi marciapiede quando mi incontri. E sapete qual è la cosa peggiore? Che poi è anche il finale del film, e pace per lo spoiler? Che non importa quanto in fiore siate: ci sarà sempre – SEMPRE – qualcuna più giovane di cui diffidare.


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