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martedì 4 giugno 2013

Shoes I’d Like to Fuck. 20 anni di meno.


Mia madre, oltre a sapere i nomi dei colori più assurdi – tipo il color avio e pervinca – e a fare la parmigiana di melanzane migliore del pianeta, conosce tutta una serie di massime che mi ha gentilmente passato: “sette ore un corpo, otto ore un porco”, “defecatio matutina bona quam medicina, defecatio meridiana neque bona neque sana” e la mia preferita, “fritta è buona anche la merda”.
Ecco, vorrei soffermarmi sull’ultima, e adattarla al film di oggi. Un film francese. Ambientato a Parigi. Con la moda e le riviste di moda francesi. Insomma, la Francia è il fritto. Che si tratti di dolcetti, moda, festival del cinema, Oltralpe fanno bene quasi tutto: si pigliano una modella umbra dall’accento marcato e la trasformano in diva internazionale. Si accattano una piemontese gonfia di botox, che potrebbe tenere corsi di laurea su “Come darla via traendone un profitto che manco il PIL di un piccolo paradiso fiscale”, e la trasformano in Première Dame. Ci liberano di attori diventati famosi per pubblicità di gelati bi-gusto, che si innamorano di francesi dai denti storti e si trasferiscono in un lampo a Parigi, liberando il suolo patrio della loro presenza.
I cugini sanno fare pure le commedie leggere, tipo “Una cena tra amici”, tanto per dirne una. E tipo “20 anni di meno”.
In sostanza. Prendete una trentottenne Kate Moss un po’ più alta, e fatele avere la vita dei sogni di tutte noi: ex marito rock-star genere Gainsbourg, lavoro come direttrice di affermata rivista di moda, appartamento gigante nel – a occhio – sesto arrondissement; guardaroba strepitoso e fisico per portarlo. Insomma, una che odiereste, se non fosse che è una poraccia che non fa altro che lavorare come una stagista di un’agenzia di pubblicità, senza l’ombra di una relazione e che deve pure sopportare i tentativi della sorella di farla accoppiare con brutti ginecologi. Come se non bastasse, una nuova collega, molto più giovane, tenta in tutti i modi di farle le scarpe, e anche con buoni risultati.
Perché mai un ventenne dovrebbe volersi fare una così?
Alla nostra Katè non rimane che approfittare di un equivoco e fingere di essere una milf che farebbe impallidire tutte le mamme di Stiffler che imparano quanto possano essere divertenti le nuove tecnologie caricando i loro video su youporn.
Quindi, mentre noi ammiriamo scarpe e vestiti che non potremo mai permetterci, lei si innamora del suo giovanissimo finto-poi-vero-amante, che ha – indovinate un po’ – 20 anni in meno, rivoluziona la sua vita, viene licenziata e scrive un libro.
E qui potremmo fare tutto un discorsone sul fato, sui piccoli fatti che cambiano il corso di una vita e sull’ineluttabilità del destino, su come, da tipico schema proppiano, la mediazione porti poi al consenso e alla ribellione dell’eroe, e via così fino a ristabilire un nuovo equilibrio. 
20 anni di meno. Locandina alternativa.
Potremmo. Ma non ci serve mica Propp per capire che questo film è praticamente una favoletta. Però è una favoletta con i titoli di testa fatti come le copertine delle riviste di moda, le louboutin e un giovane protagonisti che, come anni di attori francesi ci hanno insegnato, non è bello ma ha fascino. E le louboutin, lo so che l’ho già detto, ma voglio ribadirlo, perché “cosa sono la fotografia, la trama e la recitazione quando in cambio ti danno le scarpe”.
 

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